sabato 9 aprile 2022

Blog interrotto

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giovedì 30 gennaio 2020

Oltre il soggetto e l'oggetto


In meditazione, l'arretramento del soggetto significa rinunciare alla pretesa di cercare la realizzazione o l'illuminazione per potenziare il proprio io, dismettere la volontà di autoaffermazione egoica, e rendersi conto che soggetto e oggetto sono complementari, le due facce di una stessa medaglia, e che ogni persona è il nodo di una rete, è il frutto di un lungo e complesso percorso che lo ha condotto a quel punto.
       Significa meditare dimenticandosi di essere un sé.
       Di solito noi pensiamo di essere un soggetto che percepisce un certo oggetto. Ma, accrescendo con una forte concentrazione, la consapevolezza dell'oggetto, cessa l'idea di essere entità separate e si giunge ad un'esperienza di unità. Questo vale a maggior ragione se l'oggetto della percezione diventa il soggetto stesso, ovvero se il soggetto si concentra acutamente su di sé.
       Per far questo, chiudere gli occhi e concentrarsi non su un oggetto specifico, ma sul proprio centro.

"Ciò da cui arretrano le parole e che non è conseguibile nemmeno con il pensiero"
                              Taittiriya Upanishad

       Qui subentra la paura di perdere se stessi. In realtà si va al di là della divisione tra soggetto e oggetto.


mercoledì 29 gennaio 2020

Il pensiero unico

Tutti avranno notato che se in una rete televisiva c'è un programma ritenuto importante, una partita di calcio o il festival di Sanremo, tutte le altre rinunciano ad ogni tentativo di concorrenza e trasmettono vecchissimi programmi, scoloriti dal tempo. Insomma, c'è una specie di palinsesto unico, anzi di pensiero unico. Il che dimostra come le nostre aziende non siano attrezzate a farsi una vera concorrenza. Sono abituate a vivere o di monopoli o di accordi sotterranei. Ma sul libero mercato non osano avventurarsi, timorose di affondare. Questo discorso vale in ogni campo, dalle banche ai telefoni, dalle assicurazioni all'energia. Tutti fanno le stesse cose, tutti hanno gli stessi prezzi. Nessuno ha mai un'idea o un'iniziativa nuova. È l'immagine di un'Italia vecchia e reazionaria, che non ama né i confronti né la concorrenza né le novità, affidata a conduttori che sono in televisione da una vita. Non sarebbe ora di portare un po’ di aria nuova?    
       La televisione condizionata da politica e pubblicità è diventata uno spettacolo penoso, specchio della nostra decadenza.

lunedì 27 gennaio 2020

Le elezioni regionali


Dunque la sinistra vince nell’Emilia-Romagna e la destra in Calabria. Situazione di parità? Nient’affatto. L’affluenza in Emila-Romagna è del 67%, mentre in Calabria è del 44%. Che cosa significa? Che in Emilia-Romagna i cittadini si sono mobilitati, mentre in Calabria sono andati a votare i soliti conservatori che non vogliono cambiare nulla e gli altri si sono astenuti. Perché si sono astenuti? Perché hanno giudicato inutile partecipare e hanno perso fiducia nel cambiamento.
Quindi, in Emilia-Romagna ha vinto la partecipazione, la democrazia e la volontà popolare. In Calabria ha vinto la sfiducia e la conservazione dello status quo.
Questa è la differenza tra una regione viva e una regione morta.

domenica 19 gennaio 2020

Il populista


Salvini dovrebbe piantarla di ripetere che lui rappresenta il popolo. Per bene che vada, rappresenta un terzo dei votanti. Gli altri due terzi non lo approvano. Ma questo è appunto il populista: voler far credere che si agisce in nome di tutto il popolo, mentre si è comunque una minoranza.
Oggi la Lega sembra essersi convertita al nazionalismo, ma fino a ieri ce l’aveva con i meridionali, sognava lo Stato della Padania e diceva di pulirsi il c. con la bandiera italiana. Su questo dovrebbero riflettere i veri patrioti. A Salvini interessa solo il potere, non la nazione.
La Lega ha sempre minacciato le maniere forti (Bossi parlava di “trecentomila” moschetti pronti a entrare in azione) e ha tentato in ogni modo di ottenere il potere, prima regionale e poi nazionale. Non è neanche nuova a corruzione, a scandali (la laurea del figlio di Bossi, ecc.) e a ruberie (dove ha nascosto i 49 milioni che deve restituire al “popolo” italiano?).
Ha anche tentato di conquistare banche e di istituire “scuole padane”, fallendo per fortuna ogni volta.
In alleanza con il partito di Berlusconi, ha favorito le leggi ad personam del padroncino e ha portato l’Italia alla rovina del governo Monti.
Davvero, gli italioti si sono dimenticati del passato e sperano che i leghisti conquistino “tutto il potere”? Non si ricordano più della partecipazione di Salvini al congresso di Verona sulla famiglia “tradizionale”, dove si è vista quale cultura reazionaria e autoritaria porti avanti la Lega, pronta a ostentare simboli religiosi pur di ottenere qualche voto in più?
È vero che molti italiani, da buoni cattolici, sognano “l’uomo forte”, ma si sono dimenticati che l’ultimo “uomo della Provvidenza” ha lasciato l’Italia in macerie.

sabato 21 dicembre 2019

Feste natalizie


La mentalità superficiale degli italiani è stata formata da duemila anni di cattolicesimo. Basta entrare in una nostra chiesa per vedere inutili orpelli, quadri e statue, e tutto si svolge in base a riti e a cerimonie esteriori - il che dimostra che siamo ancora a livelli di paganesimo. È vero che questa cultura ha creato mirabili opere d’arte, commissionate da papi e da cardinali che evidentemente non erano poveri. Ma è anche vero che la nostra religione invita semplicemente a guardare con gli occhi e non trasmette nessun invito alla spiritualità, che è poi interiorità e consapevolezza – due facoltà che sono estranee alla maggioranza della nostra gente.
Guardate che cosa succede in questo periodo natalizio, che dovrebbe essere la festa per la nascita di Gesù. È diventato nient’altro che un baccanale commerciale, a vantaggio di quei “mercanti” che Gesù aveva cacciato irosamente dal Tempio.
Così tutto da noi è superficialità, dalla politica che è semplice retorica, alla vita sociale, che è un’esibizione di volgari maschere immutabili.
Benché per il cattolicesimo gli uomini siano tutti peccatori, non c’è da noi né una vera contrizione né una vera presa di coscienza. Quando i malfattori vengono presi con le mani nel sacco, non dimostrano il minimo senso di vergogna.
Per non doversi arrovellare, molti italiani hanno abolito ogni familiarità con la loro coscienza. Tanto, male che vada, c’è sempre un prete che ti assolve.

sabato 7 dicembre 2019

L'uomo forte


L’ultimo rapporto del Censis svela che il 48 per cento degli italiani sogna un “uomo forte” che si ponga al di sopra del Parlamento: insomma un diattore. Non mi meraviglia. Sono decenni che lo dico: è un’eredità della cultura cattolica che cerca sempre l’ “uomo della Provvidenza” che risolva tutti i problemi.
Non ci dimentichiamo che fu Pio XI nel 1929 a definire Mussolini l’ “uomo mandato dalla Provvidenza” dopo che questi aveva firmato il Concordato con cui veniva riconosciuto il carattere cattolico dello Stato Italiano, assicurato il libero potere spirituale della Chiesa e la libertà di culto, stabiliti gli effetti civili del matrimonio canonico e sancita l’obbligatorietà dell’insegnamento della dottrina cattolica nelle scuole.
Chiesa e fascismo sono sempre andati d’accordo. Tant’è vero che oggi il nuovo fascismo – non solo in Italia -ostenta tranquillamente crocefissi, rosari, Vangeli e Madonne, sicuro che i cattolici lo seguiranno.
Gli italiani hanno ancora in testa questo mito, aggravato dal fatto che il governo attuale non è capace di decidere una linea unitaria e di dare fiducia ai cittadini.
Ai tempi del primo concordato, il senatore Benedetto Croce si oppose a quell’accordo perché vedeva nella Chiesa un’istituzione oscurantista mossa soltanto da interessi temporali, tanto che in aula affermò che essa aveva “peccato contro lo Spirito, non rappresentando ormai nulla, se non un complesso di mire economiche e politiche”.
Non sembra che oggi sia cambiato molto.
È inutile aggiungere altro. Gli idolatri e i fascisti non ci ascolteranno. E gli altri non vorranno ricordare che l’ “ultimo uomo della Provvidenza”, benedetto dalla Chiesa, lasciò l’Italia in macerie.